Seconda discussione sul Claustro

 

 

GIOVANNI ROSSI

 

 

 

NOTE E NOTIZIE - Anno XV – 23 settembre 2017.

Testi pubblicati sul sito www.brainmindlife.org della Società Nazionale di Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia” (BM&L-Italia). Oltre a notizie o commenti relativi a fatti ed eventi rilevanti per la Società, la sezione “note e notizie” presenta settimanalmente lavori neuroscientifici selezionati fra quelli pubblicati o in corso di pubblicazione sulle maggiori riviste e il cui argomento è oggetto di studio dei soci componenti lo staff dei recensori della Commissione Scientifica della Società.

 

 

[Tipologia del testo: DISCUSSIONE/AGGIORNAMENTO]

 

Gli argomenti della prima discussione[1] – alla quale si rimanda anche per una sintetica introduzione – proposti per confutare l’ipotesi sulla funzione del claustro avanzata da John R. Smythies, Lawrence R. Edelstein e Vilayanur S. Ramachandran, sembravano precludere definitivamente ogni possibilità di ulteriore dibattito a coloro che hanno creduto nella validità dell’idea dei tre neuroscienziati. Ma lo studio attento degli sviluppi della ricerca, e in particolare dei dati e delle nozioni a sostegno delle tesi esposte da Smythies e colleghi, hanno indotto alcuni nostri soci a proseguire la discussione, riaprendo alla possibilità che la maggiore ipotesi funzionale del claustro, dopo quella di Crick e Koch, possa rivelarsi fondata e, magari attraverso qualche correzione e revisione di dettagli, guidare la ricerca verso una scoperta di notevole valore per le neuroscienze.

È stata concettualizzata la versione più recente di questa ipotesi, e poi si sono prese le mosse dal lavoro di un altro importante gruppo di ricerca che indaga la fisiologia del claustro, quello guidato da Remedios.

In sintesi: l’ipotesi formulata da Smythies, Edelstein e Ramachandran propone che il claustro funzioni come un rilevatore di sincronia, e come un modulatore ed integratore di oscillazioni sincronizzate[2]. Remedios e colleghi ritengono che la funzione del claustro attenga al rilievo e all’elaborazione degli elementi più importanti e significativi di un’esperienza (salience hypothesis)[3], secondo quanto è emerso dai loro esperimenti condotti su primati svegli.

In questa sperimentazione sono state impiegate registrazioni video ed audio naturalistiche, presentate contemporaneamente, mentre si rilevava l’attività elettrica di singoli neuroni in varie parti del claustro. I risultati hanno confermato nei primati la localizzazione distinta di neuroni visivi e acustici, rispettivamente nel claustro ventrale e dorso-centrale, ed hanno documentato la risposta specifica ed esclusiva delle cellule nervose claustrali per ciascuna classe sensoriale di stimoli. Alcuni altri dettagli emersi dalla sperimentazione attraggono l’attenzione: in tutti i casi la latenza durava poco (~ 50 ms) e le risposte erano brevi e stereotipate, ossia ve ne era sempre una forte e temporanea, seguita da un’attività protratta di ridotta intensità. Questo risultato era in contrasto con quanto i ricercatori avevano rilevato, impiegando gli stessi stimoli, nelle aree di più alta integrazione della corteccia sensoriale, dove sono presenti quote notevoli di neuroni bimodali o integrativi[4]. Remedios e colleghi hanno poi cercato l’integrazione multisensoriale nel claustro mediante richieste in cui la risposta ad uno stimolo è modulata da un altro stimolo in una modalità differente; ad esempio: la risposta ad uno stimolo visivo modulata da uno stimolo acustico. I ricercatori non hanno rilevato alcun segno di tale modulazione nel claustro, pertanto hanno concluso che le registrazioni di attività elettrica riportate da altri gruppi di ricerca all’attività di neuroni multimodali del claustro sono effetto di contaminazione proveniente dall’insula[5]. I risultati di questo studio, come affermano gli stessi autori, supportano la tesi secondo cui zone discrete all’interno del claustro sono connesse con loci corrispondenti nelle aree corticali sensoriali primarie, coerentemente con l’ipotesi del “rilevatore di salienza”. In proposito, Remedios e colleghi notano che l’informazione proveniente da tali aree corticali e/o da nuclei talamici è rapidamente convogliata al claustro, che la riverbera alla maggior parte delle regioni della neocorteccia.

L’ipotesi del “rilevatore di salienza” è stata criticata da Smythies e colleghi.

Questo filo discorsivo è stato interrotto, per rispondere alla richiesta di sentire la risposta di Smythies, Edelstein e Ramachandran alle critiche di Helen Sherk, da noi riportate la scorsa settimana.

I tre ricercatori prendono le mosse da questa osservazione della Sherk sulla loro ipotesi: “Una previsione dell’ipotesi che può essere valutata, tuttavia, è che i neuroni claustrali abbiano risposte multimodali”[6]. In primo luogo, sottolineano che l’affermazione si addice ad una precedente formulazione della loro idea sulle funzioni del claustro, ma non è pertinente alla versione attuale[7]; poi precisano che secondo loro ogni singolo neurone del claustro riceve fibre afferenti da una sola modalità sensoriale. Tali cellule presentano infatti solo risposte unimodali. Nella nuova versione dell’ipotesi, si sostiene che le modalità differenti si mescolano quando questi neuroni generano oscillazioni gamma all’interno del claustro in cui il cosiddetto sincizio GABAergico gioca un ruolo chiave[8]. Si suppone che queste oscillazioni competano per la dominanza, e la frequenza vincitrice attivi l’output motorio del nucleo.

Smythies e colleghi poi controbattono all’affermazione della Sherk secondo cui non vi sono evidenze dell’esistenza di sincizi GABAergici nel claustro, rilevando innanzitutto che non vi sono evidenze del contrario, e poi che tali dispositivi sono stati cercati solo nella corteccia e nello striato. I tre studiosi sostengono che l’esistenza di sincizi FFI GABAergici e di gap junctions nel claustro, si può considerare alla stregua di una previsione della loro ipotesi, che sarà poi vagliata sperimentalmente[9].

Helen Sherk osservava anche che la lenta conduzione delle fibre claustro-corticali le rende inadatte a generare un effetto di sincronizzazione delle reti della corteccia cerebrale. In risposta a questa osservazione, i tre ricercatori citano uno studio condotto da Burns e colleghi (2011) nel quale si afferma che le oscillazioni gamma non possono essere usate come orologi per precise codifiche temporali, ma cionondimeno possono sincronizzare differenti reti γ-attivate per un’accensione simultanea. Citano poi uno studio di Vicente e colleghi (2008), nel quale si dimostra la capacità del cervello di compensare ritardi temporali prodotti da proiezioni di lunga distanza, in parte mediante l’auto-organizzazione dinamica di neuroni bersaglio lontani, che generano oscillazioni prive di ritardo.

Infine, un’altra critica di Helen Sherk, rivolta anche ai sostenitori dell’ipotesi di Crick e Koch, rileva che in queste speculazioni si è preso in considerazione solo il versante sensoriale, perché può essere esplorato negli animali anestetizzati o svegli e immobili, ma se si dà uno sguardo anche sommario alle connessioni corticali del claustro ci si rende conto che la massima parte suggerisce un ruolo nell’elaborazione motoria e cognitiva. Rispondendo a questa critica, Smythies, Edelstein e Ramachandran affermano di condividere pienamente l’idea di una partecipazione del claustro all’elaborazione cognitiva e, in cooperazione con il talamo superiore, all’elaborazione motoria.

 

L’autore della nota ringrazia la dottoressa Isabella Floriani per la correzione della bozza e invita alla lettura della “Discussione sul Claustro” pubblicata la scorsa settimana nella sezione “NOTE E NOTIZIE” del sito.

 

Giovanni Rossi

BM&L-23 settembre 2017

www.brainmindlife.org

 

 

 

 

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[1] Note e Notizie 16-09-17 Discussione sul claustro. È necessaria la lettura di questa prima discussione per comprendere i termini del dibattito, ma anche per avere una stimolante introduzione agli studi sulla fisiologia del claustro.

[2] Smythies J. R., et al. Hypotheses relating to the function of the claustrum. Front Integr Neurosci. 6, 53, 2012.

[3] Remedios R., et al. Unimodal responses prevail within the multisensory claustrum. Journal of Neuroscience 30, 12902-12907, 2010.

[4] Ad esempio nella corteccia uditiva (Kayser C., et al., Cerebral Cortex 18, 1560-1574, 2008) e nella corteccia temporale superiore (Dahl C. D., et al., Frontiers in  Integrative Neuroscience 4, 10, 2010).

[5] Remedios R., et al., op. cit.

[6] Helen Sherk, Physiology of the Claustrum, p. 188, in John R. Smythies, Lawrence R. Edelstein, Vilayanur S. Ramachandran (eds), The Claustrum - structural, functional and clinical neuroscience. Elsevier AP, 2014.

 

[7] La prima versione dell’ipotesi si trova in Smythies J., et al., The functional anatomy of the claustrum: the net that binds. WebmedCentral Neurosci. 3 (3) WMC003182, 2012; la formulazione successiva è stata pubblicata in Smythies J., Edelstein L., Ramachandran V., Hypotheses relating to the function of the claustrum. Frontiers in  Integrative Neuroscience 6, 53. doi: 10.3389/fnint.2012.00053, 2012.

[8] Nella corteccia è stata dimostrata l’esistenza di una un’estesa rete polisinaptica bidirezionale costituita da giunzioni elettriche; si suppone che vi sia nel claustro un simile sostrato anatomico alla base della sincronizzazione.

[9] Cfr. John R. Smythies, Lawrence R. Edelstein, Vilayanur S. Ramachandran (eds), The Claustrum - structural, functional and clinical neuroscience, p. 344, Elsevier AP, 2014.